di Salvo Barbagallo
Che tutti (o quasi) i Capi di Governo fossero “potenti” è cosa risaputa, ma intanto quelli che stanno partecipando al G7 di Taormina lo stanno dimostrando grazie all’Italia che per concedere loro un tranquillo week end ha dispiegato tanti uomini che neppure la Capitale romana ha visto nei suoi momenti più cruciali, e che neppure la Gran Bretagna ha messo in campo a Londra dopo il devastante attacco kamikaze a Manchester. Un militare armato ogni dieci metri nelle stradine del centro storico della “Perla Jonica”, normalmente animata da turisti e da giorni letteralmente “occupata” non solo dalle forze dell’ordine ma da centinaia e centinaia di delegati al seguito dei “sette Grandi”. Sul palcoscenico siciliano di questo Vertice si affacciano gli “esordienti” Donald Trump, Emmanuel Macron, Theresa May e lo stesso Paolo Gentiloni nella veste di premier, quindi il canadese Justin Trudeau, il giapponese Shinzo Abe e la decana Angela Merkel.
I mass media hanno già descritto Taormina come una città “blindata” dove operano già da alcuni giorni 7 mila uomini, di cui 3 mila militari. Gli agenti di polizia saranno 2.100, di cui 900 dei reparti mobili di Catania, Palermo, Reggio Calabria e, in misura minore, tutti gli altri, che hanno iniziato a lavorare 2 o 3 settimane prima, mentre i 1.200 rimanenti verranno da scorte, stradale, scientifica, reparti volo e altri settori. Saranno, invece 1.700 i carabinieri impiegati, di cui 850 dei battaglioni, mentre la Guardia di finanza avrà sul posto 1.300 agenti, di cui quasi la metà impegnati per le operazioni in mare e 250 di reparti inquadrati (Chiara Giannini); La macchina della sicurezza è scattata lunedì e da allora nessuno entra e nessuno esce senza passare i controlli. Che sono strutturati a cerchi concentrici. Il primo è a Giardini Naxos e all’uscita dell’autostrada Messina-Catania, check point con le autoblindo dell’esercito (…) Lungo i tornanti che dal mare si arrampicano fino alla città ci sono solo mezzi delle forze di polizia: sono gli unici che possono arrivare a porta Catania e porta Messina, le due porte da cui si accede alla zona di massima sicurezza. All’ingresso sono stati installati gli stessi metal detector e scanner che ci sono negli aeroporti, con un’aggiunta: un apparecchio che verifica che il badge al collo non sia falso. Le telecamere riprendono tutto e rilanciano ogni volto nel cuore del sistema, la sala operativa interforze allestita all’interno di Palazzo Duchi di Santo Stefano (ANSA); nello specchio di mare antistante la Perla dello Ionio dalle scorse ore è presente il cacciatorpediniere lanciamissili della Marina Militare, Francesco Mimbelli (D 561), la cui imponente sagoma pattuglia il tratto compreso tra Spisone, Capo Taormina ed il molo di Schisò (TaorminaToday). Senza dimenticare gli aerei Eurofighter Typhoon dell’Aeronautica Militare che sorvoleranno l’intera area e le mille e mille autodifese (sconosciute) di Donald Trump provenienti da Sigonella.
Un apparato che di certo non è stato organizzato per far fronte alla manifestazione di protesta anti G7 che si terrà domani a Giardini Naxos, in quanto, come ha dichiarato lo stesso prefetto di Messina, Francesca Ferrandino, allo stato attuale non si sono ravvisati elementi tali da disporre divieti di manifestare. Dunque, una prova di forza che potrebbe dimostrare il contrario, che potrebbe voler significare tante altre cose che vanno al di là di una questione di sicurezza per prevenire qualsiasi forma di “attentato” o di “disturbo” alla quiete del summit.
Oltre un migliaio sarebbero i giornalisti presenti a Taormina provenienti da tutto il mondo. Noi non abbiamo chiesto “accrediti” e non abbiamo ritenuto il caso di “partecipare” alla kermesse, non tanto perché “disinteressati” ai temi che i Grandi tratteranno e che si apprenderanno solo con comunicati stampa “ufficiali”, ma in quanto convinti che le “vere” decisioni saranno prese altrove, in altre sedi deputate, e che l’incontro di Taormina è solo un preludio “pubblico” di ciò che i Grandi Sette faranno in “privato”. Sarebbe stato “tempo perso”, come si suol dire in Sicilia. Convinti anche che non saranno di certo poste sul tavolo delle discussioni a “sette” temi come la eccessiva e progressiva militarizzazione della nostra Isola da parte delle forze armate statunitensi…